I risultati delle ultime ricerche archeologiche presso Riva del Garda (Trento) saranno presentati mercoledì 17 ottobre 2007, presso lo Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas a Trento nell’ambito dei periodici incontri con il pubblico organizzati dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Provincia autonoma di Trento.
La conferenza, realizzata in collaborazione con la sezione trentina dell’Archeoclub d’Italia, sarà tenuta da Cristina Bassi, archeologa della Soprintendenza per i Beni archeologici della Provincia autonoma di Trento, che traccerà una panoramica degli scavi condotti a Riva del Garda, in via Pilati, nel 2005 e 2006.
Le ricerche archeologiche a Riva hanno messo in luce un articolato complesso edilizio di epoca romana di circa 750 mq che è stato interpretato come terme pubbliche. Il complesso è costituito da un grande cortile centrale attorno al quale sono disposti una serie di ambienti dotati di sistema di riscaldamento a pavimento, tanto da poter essere interpretati come tepidarium, caldarium, laconicum secondo la consueta sequenza termale.
All’esterno del complesso si sviluppava una grande area aperta, adibita probabilmente a giardino e originariamente inserita all’interno di mura perimetrali di recinzione.
Il complesso edilizio doveva essere completato da ricchi arredi architettonici come sembrano documentare i rinvenimenti fino ad ora effettuati. Numerose sono le lastrine di marmo di forma geometrica recuperate, da ricondurre evidentemente a pavimentazioni o rivestimenti, nonché numerosissime le tessere per mosaico. La copertura doveva essere in tegole in terracotta ed essere completata alle sue estremità da antefisse variamente decorate; sono state rinvenute fino ad ora un’antefissa a palmetta ed una raffigurante una maschera tragica.
I dati archeologici confermano una costruzione dell’edificio nei primi decenni del I secolo d.C. ed un suo abbandono nella seconda metà del III, da mettere in relazione alla situazione di grave insicurezza determinata dal passaggio di popolazioni barbariche: Marcomanni, Svevi e Sarmati, che dopo aver dilagato in Lombardia vennero fermati dall’imperatore Gallieno nel 268 d.C. in una località non ben precisata del lago di Garda. Dopo questo periodo viene modificata la destinazione d’uso dell’edificio e gli ambienti termali, privi dell’originaria pavimentazione, vengono adibiti ad abitazione, come conferma la presenza di focolari. Una potente alluvione verificatasi entro la fine del VI secolo d.C. sigilla definitivamente i resti, ormai fatiscenti, dell’edificio.
Per informazioni:
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