Aprirà il 13 settembre 2013 a Modena, presso il Lapidario Romano dei Musei Civici, la mostra dal titolo Mano nella mano. Reperti di un amore oltre la morte. La mostra, che rimarrà aperta con ingresso gratuito fino al 24 novembre 2013, espone al pubblico i risultati e le analisi degli scavi di archeologia preventiva in un’area privata a Modena, compresa tra viale Ciro Menotti e via Bellini.
La sepoltura degli “amanti di Modena”, così fu soprannominata dai media dopo la scoperta e la diffusione delle prime immagini, si inquadrerà, alla fine degli scavi, in un contesto di epoca tardoantica, comprendente resti di strutture di età romana riferibili al suburbio di Mutina e una necropoli.
Nonostante la notorietà del ritrovamento, data da quell’immagine carica di contenuto emozionale, in realtà il rapporto tra i due individui sepolti insieme non è ancora del tutto chiaro: coniugi? fratelli? Gli archeologi non hanno mai usato le parole amanti o sposi, limitandosi ad attendere gli esiti delle analisi del Dna che dovrebbero essere disponibili dalla metà di settembre.
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L’esposizione proporrà la ricostruzione della sepoltura dei due individui, realizzata dall’équipe del prof. Gruppioni, corredata da pannelli illustrativi e da un giornale di mostra che presenterà in anteprima i risultati degli scavi archeologici e delle analisi antropologiche eseguite non solo sui resti scheletrici di questa tomba, ma su tutte le 11 sepolture complessivamente rinvenute.
Gli esami antropologici hanno rivelato che una parte della necropoli era riservata a uomini adulti uccisi a colpi di spada e deposti entro sepolcri monumentali.
Al termine della mostra, il materiale sarà collocato in esposizione permanente nelle sale del Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.
Mano nella mano. Reperti di un amore oltre la morte
di Silvia Pellegrini (Settore Cultura – Museo Civico Archeologico Etnologico)
L’amore di un uomo e di una donna sepolti insieme mano nella mano torna a vivere dopo 1500 anni.
La sensazionale scoperta archeologica, effettuata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, che nel 2009 fece il giro del mondo, viene presentata per la prima volta al pubblico. Le analisi condotte da una équipe di archeologi e antropologi hanno fatto luce sulla storia di questa coppia e di altri membri della loro comunità sepolti tra V e VI secolo alle porte di Mutina.
L’uomo e la donna furono deposti insieme nel sepolcro dopo la morte avvenuta per entrambi all’età di circa 30 anni. Nella tomba, una semplice fossa scavata nel terreno, fu deposto per primo il corpo dell’uomo (a sinistra), adagiato supino con il braccio sinistro disteso lungo il fianco, mentre quello destro era ripiegato sul bacino. Al momento della deposizione le mani dei due defunti furono intrecciate, sovrapponendo la mano della donna a quella dell’uomo.
Con questo gesto simbolo d’amore, i familiari vollero forse sigillare per sempre all’interno del sepolcro l’affetto che li aveva uniti in vita. All’anulare della donna era infilato un semplice anello in bronzo, forse una fede nuziale.
Il sepolcreto nel quale si trovava la tomba della coppia accoglieva anche altri membri della comunità. La parte principale della necropoli era riservata a sepolcri di uomini feriti a morte da colpi di spada, forse nel tentativo di difendere le loro case e le loro famiglie, e per questo onorarti come eroi. Le tombe infatti erano sormontate da monumenti costruiti in laterizi, talvolta coperti da lastre di pietra.
Le analisi antropologiche, condotte dall’équipe del professor Gruppioni del Laboratorio di Antropologia Archeologica del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna, hanno permesso di identificare sulle ossa i segni dei colpi di fendente. Il caso più emblematico è rappresentato dallo scheletro di un individuo che presentava lesioni sia sul cranio sia sulle vertebre cervicali, dovute alla decapitazione dell’uomo per mezzo di un colpo inferto da una lama tagliente e affilata.
Non è ancora possibile precisare l’origine di questa comunità sepolta alle porte dell’antica Mutina fra la fine del V e il VI secolo d.C.
Il rituale funerario, improntato sulla scelta di allineare le sepolture su file parallele e di deporre i corpi con il capo verso ovest, e forse anche la tipologia degli oggetti ritrovati, potrebbero suggerire un’origine germanica. Le prime attestazioni delle migrazioni di queste popolazioni nel modenese risalgono infatti già al IV secolo e nel secolo successivo la città dovette affrontare le conseguenze del passaggio dei Visigoti condotti da Alarico e degli Unni capeggiati da Attila. Circa un secolo dopo, nel 569, è probabile che Mutina sia stata conquistata dai Longobardi, ai quali sono riferibili importanti rinvenimenti archeologici nell’area urbana.
Il progetto di valorizzazione è stato sviluppato grazie alla collaborazione tra Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna e Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena. La mostra fa parte degli eventi in programma nell’edizione 2013 del Festival della Filosofia sull’Amare che si terrà a Modena, Carpi e Sassuolo nelle giornate del 13-14-15 settembre.
Nota informativa
Titolo: Mano nella mano. Reperti di un amore oltre la morte
Luogo: Modena. Lapidario Romano dei Musei Civici. Palazzo dei Musei. Largo Porta S. Agostino 337
Date: dal 13 settembre 2013 al 24 novembre 2013
Orario: da lunedì a venerdì dalle ore 8.00 alle ore 19.00 – sabato, domenica e festivi dalle ore 9.30 alle ore 19.00
Catalogo: presso il bookshop è disponibile un giornale di mostra al prezzo di 1 euro
Costo: ingresso gratuito
Informazioni: Settore Cultura – Museo Civico Archeologico Etnologico – tel. 059 2034825 – fax 059 2033110 – email silvia.pellegrini@comune.modena.it – web www.comune.modena.it/museoarcheologico