Inauguriamo oggi un mini corso online gratuito di lettura di geroglifici egiziani, curato da Marwan Kilani Gianola. Il corso tenterà di porre le basi per la comprensione delle regole generali di decifrazione dei geroglifici e della loro interpretazione grazie all’approfondimento dei primi rudimenti dell’antica lingua egizia. L’approccio è dichiaratamente divulgativo, per consentire a tutti di avvicinarsi a questo affascinante universo di simboli e storia. (ndr)
La Lingua
La lingua egizia (detta in egizio classico “ra en (remec) Kemet”, in copto “taspe ntmntrmnkême”) è una lingua antichissima, forse la più antica di cui abbiamo attestazioni scritte.
L’egizio è considerato un gruppo linguistico a sé stante, e in genere viene collegato con la macrofamiglia delle lingue camito-semitiche; la questione però non è del tutto chiara, e alcuni specialisti hanno persino proposto di vedere l’egizio come una sorta di creolizzazione tra una lingua camitica ed una lingua semitica, immaginando la sovrapposizione di quest’ultima su uno strato indigeno preesistente (forse in occasione della diffusione del neolitico?).
Quello che è certo è che si tratta della lingua di cui possiamo seguire più a lungo l’evoluzione (dalla prima metà del III millennio a.C. fino al XIV sec. d.C., ben oltre 4000 anni; per fare un paragone si pensi che il cinese, altra lingua dalla lunga storia, è attestato per “solo” poco più di 3000 anni).
Come è immaginabile in questo lunghissimo tempo l’egizio è cambiato, più volte e profondamente: la lingua di uno scalpellino di Cheope sarebbe probabilmente risultata del tutto incomprensibile ad un copto del medio evo.
Vista la sua lunga storia, si possono dunque riconoscere diverse “fasi” della lingua, in genere classificate nel seguente modo (i termini e le date variano un po’ a dipendenza dei testi di riferimento) :
egizio arcaico (tavolette delle prime dinastie, sigilli …) ; ~3000 a.C.
egizio antico (testi delle piramidi …) ; ~3000 a.C. – ~2200 a.C. (dinastie I-VIII)
egizio medio/egizio “classico” (Sinuhe, Ptahhotep, testi dei sarcofagi,…); ~2200 a.C. – ~1600 a.C (dinastie IX-XVII)
neoegizio (contratti, lettere,…); ~1600 a.C. – ~700 a.C. (dinastie XVIII-XIV)
egizio tardo/demotico/tolemaico (testi letterari, contratti,…); ~700 a.C. – ~200 d.C. (dalla XXV dinastia all’epoca romana)
copto (testi cristiani, lettere, graffiti,…); ~200 d.C. – 1400 d.C.
La profondità dei cambiamenti da una fase all’altra non è omogenea, in genere si tende a considerare due stadi principali di evoluzione, il primo comprendente egizio arcaico, egizio antico e egizio classico, il secondo neoegizio, demotico e copto.
In genere conoscendo la lingua di una fase di uno stadio, si arriva a capire grosso modo anche i testi delle altre fasi dello stesso stadio, ma difficilmente si potranno capire i testi dell’altro stadio. In pratica, conoscendo l’egizio classico si arriva a capire anche un testo in egizio antico, ma sarà praticamente impossibile capire un testo tolemaico, e vice versa conoscendo per esempio il copto, ci si dovrebbe poter districare anche con un testo neoegizio, ma i testi delle piramidi rimarranno incomprensibili.
Del resto, è come con il latino e l’italiano: se per esempio un cinese imparasse il latino repubblicano potrebbe arrivare a capire anche un’epigrafe in latino arcaico, o un testo della tarda antichità, ma difficilmente potrà leggere i Promessi sposi; vice versa, se lo stesso cinese dovesse imparare l’italiano di Manzoni, sicuramente non avrà difficoltà a capire un testo in italiano moderno, e con un po’ d’impegno potrebbe capire anche l’italiano di Petrarca, ma il latino di Cicerone gli resterà incomprensibile.
Queste suddivisioni però riguardano in verità soprattutto la lingua vernacolare, usata nel parlato e nei testi “privati” (lettere, contratti …); nella letteratura, nei documenti ufficiali e nei testi sacri invece si continuerà ad usare correntemente l’egizio classico almeno fino alla fine del nuovo regno, seppur via via sempre più imbastardito dalla lingua parlata (non è raro trovare degli “errori” grammaticali nei testi del nuovo regno scritti nella lingua classica), per ridursi poi in epoca tolemaica quasi esclusivamente a lingua sacra o per documenti importanti; ancora una volta un po’ quello che è successo da noi con il latino.
Imparando l’egizio classico dunque si avrà accesso (con maggiore o minore difficoltà, ovviamente, a dipendenza dell’epoca, e spesso dello scriba) alla parte principale della letteratura egizia (sacra e profana), e per questa ragione sarà proprio l’Egizio Classico il soggetto di questo minicorso.
Le scritture
Così come non c’è un’unica “lingua egizia”, non vi è neppure un’unica “scrittura egizia”, ed anzi nell’insieme della storia della lingua si possono riconoscere ben quattro sistemi principali di scrittura. Vi sono ovviamente i geroglifici (di cui si può distinguere una variante in epoca tolemaica), usati in genere nei monumenti e, in una forma leggermente stilizzata (chiamata a volte “lineare”) nei papiri sacri (per esempio i libri dei morti).
Fin dalle epoche più antiche però i geroglifici furono usati in parallelo ad un altro tipo di scrittura, lo “ieratico”, usato principalmente per i papiri o gli ostraka (in epoca tolemaica lo si userà anche nelle steli).
Lo ieratico è di per sé una forma corsiva dei geroglifici, la stilizzazione dei simboli però così estrema da rendere spesso assai difficile leggere i testi scritti in questo modo.
A partire dalla Epoca Tarda compare poi un’altra scrittura, detta “demotica”, che deriva a sua volta dallo ieratico, e che pian piano ne prende il posto nella vita di tutti i giorni, relegando lo ieratico a scrittura di testi sacri o ufficiali. A partire dall’era cristiana infine tutti e tre questi sistemi di scrittura vengono sostituiti dal cosiddetto “alfabeto copto”, un alfabeto principalmente greco, a cui si aggiungono alcune lettere derivate da segni demotici.
Per esempio, “Egitto” si diceva “Keme(t)” e si scriveva così, rispettivamente in geroglifici, ieratico, demotico e copto:
Alcuni strumenti utili
In questo breve “corso”, penso che non seguirò in modo stretto questo o quel manuale, ma prenderò un po’ da una parte e un po’ da un’altra, organizzando il tutto in modo da illustrarvi gli elementi principali della lingua nel modo più semplice possibile.
In ogni caso ritengo comunque opportuno dire due parole sui testi (grammatiche, dizionari e liste di segni) che potrebbero esservi utili se doveste desiderare approfondire l’argomento.
Grammatiche
“Egyptian Grammar”, A. Gardiner.
Questa grammatica è sicuramente la più celebre e la più usata, e non solo nel mondo anglosassone, sia per la statura del suo autore, sia per la lunga tradizione che la caratterizza (la prima edizione risale al 1927).
E’ usata come testo di studio in molte università e credo che anche in Italia sia la più usata.
Io non ho studiato su questa grammatica, però l’ho letta (è il testo di riferimento di alcuni miei professori), e se mi è permesso esprimere il mio parere io ve la sconsiglio vivamente, e per diversi motivi.
In primo luogo per quanto buona, questa grammatica è ormai vecchia, e dunque a volte presenta delle interpretazioni (soprattutto per quanto riguarda il sistema verbale, ma non solo) che in genere sono oggi ritenute superate. Secondariamente io la trovo poco sistematica, nel senso che piuttosto che procedere affrontando un argomento alla volta, Gardiner spesso introduce superficialmente e sommariamente più argomenti insieme, per poi ritornarci approfonditamente solo più avanti nel testo; è vero, questo sistema permette di tradurre a grandi linee relativamente presto delle frasi più sostanziose, però secondo me rende tutto l’insieme un po’ caotico.
Infine, ma questa è piuttosto un’idea personale, io trovo che l’inglese non sia una lingua ideale come base per studiare le lingue, soprattutto se alla base si è italofoni: meglio basarsi sulle grammatiche francesi, poiché le strutture grammaticali del francese (per esempio i tempi verbali) saranno più vicine a quelle dell’italiano che a quelle dell’inglese.
Ovviamente nonostante ciò anche il Gardiner ha i suoi lati positivi, tra cui il fatto di presentare negli esercizi anche dei passi scelti di letteratura, oppure il fatto di far apprendere un numero maggior di vocaboli nel corso delle sue lezioni, o ancora il piccolo dizionario alla fine che presenta i lemmi sia in geroglifici sia in traduzione, e che possiede una sezione “inglese-geroglifico” molto ben organizzata (anche se, sfortunatamente, senza rimandi al testo).
Inoltre il fatto che sia stata per lungo tempo una delle poche grammatiche disponibili, e che inoltre sia ancora oggi uno dei testi base nel mondo anglosassone e non solo, fa sì che in innumerevoli testi gli egittologi facciano riferimento proprio a questa grammatica, quando si tratta di discutere delle questioni linguistiche.
“Cours d’Egyptien hiéroglyphique”, P. Grandet e B. Mathieu.
Questa è la grammatica usata nelle università francesi e sulla quale ho studiato io, ed è quella che vi consiglio. Prima di tutto è recente e presenta dunque una visione aggiornata sui problemi della lingua. Inoltre è abbastanza sistematica, è divisa in capitoli principali a loro volta divisi in lezioni e sottocapitoli, e in genere permette di orientarsi facilmente fra i vari argomenti. Infine è in francese, una lingua relativamente vicina all’italiano, cosa che dunque, secondo me, facilita la comprensione degli aspetti grammaticali della stessa lingua egizia. Questa grammatica ha inoltre il pregio di disporre di utilissime tavole riassuntive dei principali aspetti grammaticali, e offre oltre alla “lista Gardiner” tradizionale, delle liste di segni organizzate in vari modi (forma, valore fonetico …) che facilitano la ricerca dei segni. Presenta inoltre un piccolo capitolo sulla poesia e la metrica particolarmente interessante.
Ovviamente anche questa grammatica ha dei difetti, primo fra tutti forse il fatto che a volte può risultare troppo “scientifica”, e quindi in certi punti un po’ ostica. Su certi argomenti poi scende forse meno in dettaglio rispetto al Gardiner (si tratta però di aspetti marginali, come particolari forme arcaizzanti, o espressioni inusuali). Infine presenta un dizionario a mio parere meno ricco, con i lemmi elencati solo in traslitterazione (elenca però tutti i passi della in cui compare la parola in questione, e questo è molto utile perché permette di avere facilmente un’idea anche del contesto, uso del vocabolo in questione). Infine gli esercizi sono composti in genere solo da frasi relativamente brevi, e ben poche sono le “versioni” proposte.
“Middle Egyptian: An Introduction to the Language and Culture of Hieroglyphs” J. P. Allen.
Io non ho letto questa grammatica, ma ho avuto l’occasione di sfogliarla, e mi è sembrata una buona via di mezzo tra quella di Gardiner e quella di Mathieu e Grandet. Da quello che ho potuto vedere infatti mi sembra che tenda ad introdurre le interpretazioni recenti integrandoli però nelle strutture e nei termini “tradizionali” del Gardiner. E’ spesso usata negli USA, e può essere che in un futuro sia adottata anche qui a Ginevra. Di più però non so dirvi.
Queste tre non sono ovviamente le uniche grammatiche esistenti, sono forse però le più conosciute e, per così dire, sono in genere quelle di riferimento.
Oltre a questi manuali, vi sono poi dei testi più generali, o di introduzione (ad esempio “How to Read Egyptian Hieroglyphs” di Collier e Manley, molto carino per avere una prima infarinatura) che potrebbero essere interessanti per un “primo contatto”.
In italiano infine vi sono alcuni testi che possono essere citati, primo fra tutti “Appunti di grammatica egiziana” di S. Donadoni, di cui ho sentito parlare bene, ma che non ho mai avuto l’occasione di leggere approfonditamente.
Dizionari
Per quanto riguarda i dizionari invece, la scelta è decisamente più ristretta: il testo di riferimento è il “Concise Dictionary of Middle Egyptian” di R.O. Faulkner, che in genere è sufficiente a tradurre un testo classico (da notare che per i riferimenti grammaticali si basa sulla grammatica del Gardiner). Oltre al Faulkner esistono dei vocabolari e dei lessici più specifici, soprattutto in tedesco, che però in genere diventano necessari solo con testi di argomento specifico (medicina …) o di epoche particolari (nuovo regno …).
Liste di simboli
Per potersi orientare tra i numerosi simboli che compongono la scrittura geroglifica si è deciso di compilare una lista di simboli in cui classificare ed ordinare i vari segni. Questa lista è chiamata “lista Gardiner” e divide i simboli in base a ciò che rappresentano ( “esseri umani”, “uccelli”, “armi” …).
Ogni simbolo è indicato da una lettera (che indica la categoria) e da un numero, e per ogni simbolo è indicato ciò che rappresenta, il valore fonetico e l’eventuale significato ideografico. Visto che in genere è piuttosto semplice riconoscere ciò che un segno rappresenta, orientarsi in questa lista non richiede troppo impegno.
Come potete ben immaginare questa lista è lo strumento fondamentale per poter iniziare a leggere i geroglifici e dunque è indispensabile averne a disposizione una versione.
Oltre che alla fine delle grammatiche sopraccitate, potete trovare la lista Gardiner in diversi siti internet.
Sfortunatamente la maggior parte sono in tedesco, ma non è poi così importante: la cosa principale è avere una lista dei simboli in cui siano indicati i valori fonetici corrispondenti.
http://www.hieroglyphen-info.de/gardiner/gardiner_start.htm
http://www.ancientegyptonline.co.uk/Gardiner-sign-list.html
http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_hieroglyphs/german-Gardiner-list-translated
http://www.khemet.de/altaegypten/schrift/gardiner.html
Un ultima nota: queste liste (sia quelle in internet sia quelle nelle grammatiche) non presentano tutti i geroglifici esistenti e relative varianti, ma si limitano ai più comuni (cerca 700).
Ad ogni modo, nei testi classici è assai raro capitare su dei simboli non citati in queste liste, e di solito comunque è piuttosto facile arrivare a dedurne il significato.
Marwan Kilani Gianola per Archeologia Italiana
Qui sotto puoi trovare le altre lezioni del corso online di geroglifici attualmente pubblicate
Introduzione
Prima lezione. Ideogrammi, fonogrammi e determinativi
Seconda lezione. Sostantivi, aggettivi, preposizioni, nomi di relazione e genitivo
Terza lezione. Pronomi e aggettivi dimostrativi
Quarta Lezione. Proposizione a predicato nominale (PPN)