Le sempre più raffinate analisi archeometriche applicate allo studio delle produzioni ceramiche, il moltiplicarsi di scavi di abitato in cui è stato possibile individuare fornaci, scarti di produzione e altri resti di impianti artigianali, gli studi sempre più accurati sulle ceramiche trovate in alcuni grandi scavi di abitato hanno a loro volta suscitato un crescente interesse per lo studio dei processi produttivi. Da questo punto di vista, il libro di Massimo Saracino, dedicato alle produzioni di età pre- e protostorica, costituisce un ausilio didattico veramente nuovo e di grande utilità. L’autore tratta infatti, in modo comprensibile, con un ampio apparato illustrativo e con riferimenti puntuali e aggiornati, un argomento complesso e ricco di implicazioni per le finestre che apre sulla ricostruzione delle attività artigianali. Oltre a colmare una lacuna, visto che esistono alcuni manuali che hanno come oggetto di studio soprattutto le produzioni di età classica, il libro spazia dalla paletnologia all’archeometria, dall’etnoarcheologia all’archeologia sperimentale, offrendo una chiara dimostrazione di quante siano, per citare il titolo di un noto reading curato da van der Leeuw, le molte dimensioni della ceramica. Si tratta insomma di un manuale completo, ricco di informazioni nuove anche per gli studiosi; fornito di un buon apparato bibliografico che offre peraltro la possibilità, a chi sia interessato, di compiere ulteriori approfondimenti nella letteratura più specializzata.
(Presentazione editoriale)
Reperibilità
Il libro è disponibile in commercio ? sì – 12.00 euro
La scheda bibliografica
Saracino Massimo, Prima del tornio. Introduzione alla tecnologia della produzione ceramica. Bari 2005, Edipuglia. Pp108, In8, brossura editoriale, 33 illustrazioni bn nt. Collana Storia Antica e Archeologia Moderna [1]
ISBN – 9788872284193
Introduzione
(di Massimo Saracino) – ATTENZIONE – Riproduzione vietata
Quando si parla di tecnologia della produzione ceramica, bisogna tenere a mente alcuni concetti fondamentali, primo fra tutti quello di tecnologia. Il termine, di derivazione greca, nella sua accezione originaria stava ad indicare il “discorso (lógos) metodico su un’arte (téchnè)”, per divenire poi, secondo i più recenti dizionari, “lo studio della tecnica e delle sue applicazioni”. Oggigiorno tale termine è utilizzato abitualmente con riferimento soprattutto alle produzioni industriali, anche se in realtà il Vocabolario della Lingua Italiana Treccani gli attribuisce un significato molto ben preciso: “vasto settore di ricerca che ha come oggetto l’applicazione e l’uso degli strumenti tecnici in senso lato, ossia di tutto ciò che può essere applicato alla soluzione di problemi pratici, all’ottimizzazione delle procedure, alla presa di decisioni, alla scelta di strategie finalizzate a determinati obiettivi”. Il senso che poi l’antropologia culturale le ascrive, fa ancora di più al caso nostro, e cioè “l’insieme delle attività materiali sviluppate dalle varie culture per valorizzare l’ambiente ai fini dell’insediamento e del sostentamento”. Sintetizzando si potrebbe quindi suggerire che la tecnologia è l’insieme delle conoscenze empiriche, tecniche, scientifiche e teoriche applicate dall’uomo ai beni materiali con lo scopo di determinarne le sue proprietà ed i suoi utilizzi nel quotidiano. Tecnologia è sinonimo di cultura e può essere vista come una “nicchia ecologica” con cui l’uomo, a partire da habilis (circa 2,5 milioni di anni fa), si svincola dai ritmi della natura.
Per quanto riguarda la definizione di produzione e senza voler troppo addentrarci nella sua etimologia, ma rimandando invece ad una bibliografia più specifica (Mannoni, Giannichedda 1996), si vuole rilevare come questa non sia altro che “l’insieme delle operazioni, semplici o complesse, con cui si produce un bene trasformando (nella materia, nella forma, nel tempo e nello spazio) altri beni”. Tenendo quindi a mente gli “scioglimenti” terminologici di cui sopra, si può giungere a definire la ceramica, come il risultato dell’alterazione intenzionale di una materia prima (l’argilla) in un prodotto con qualità specifiche diverse ed una forma determinata. Per ottenere tale trasformazione, l’Homo sapiens deve fondamentalmente essere consapevole di quello che sa (conoscenza o know-how), che fa (tecnologia/cultura) e che vuole (nel nostro caso, produrre ceramica). Ricostruire quella che André Leroi-Gourham ha definito negli anni ’50 chaînes opératoires o sequenza operativa, attraverso lo studio della cultura materiale e, per i periodi più recenti, anche delle fonti scritte, e una delle finalità che la moderna ricerca archeologica si prefigge.
Già dal Paleolitico Superiore (circa 30.000 anni fa), è attestata la pratica di cuocere l’argilla per ottenere delle statuine antropo- e zoomorfe, ma è probabilmente solo con la sedentarizzazione dell’uomo in età neolitica che la ceramica inizia a diffondersi ampiamente, soprattutto sotto forma di recipienti. Da allora e fino ad oggi, la ceramica, dal punto di vista tecnologico ha compiuto dei passi da gigante. Manufatti ceramici si ritrovano presso tutte le culture, antiche e moderne: escludendo le figurine paleolitiche in argilla, in epoca preistorica la sua primaria funzione era appunto quella di contenere derrate alimentari e liquidi; nell’antica Grecia, ad Atene, alla sua produzione era dedicato un intero quartiere (il Ceramico, dal greco Kerameikós, mercato delle stoviglie) ed i vasai avevano addirittura una propria divinità protettrice, Ceramo (in greco Kéramos, figlio di Dioniso e di Arianna). In seguito, in età romana e per tutto l’altomedioevo si diffonde la ceramica invetriata ed a partire dal ‘200 la maiolica arcaica, quest’ultima rivestita con smalto stannifero e/o vetrina piombifera. Nel corso del XVIII secolo, la ceramica diventa poi uno dei più pregiati ed ambiti oggetti d’arte delle corti reali europee (è il caso della famosa porcellana Meissen). Dagli anni ’70 del XX secolo, vi è stato un importante impulso di ricerca nel settore della termomeccanica, ed al giorno d’oggi, la ceramica è considerata un prodotto altamente tecnologico, ampiamente utilizzato nei settori dell’informatica, dell’ingegneria aerospaziale ed automobilistica, nel campo medico, ecc.
Per quanto riguarda l’arco cronologico di cui il presente lavoro si occuperà, ossia la pre- e protostoria, una cesura ben precisa tra due diversi modi di concepire e produrre ceramica, può essere individuata nell’introduzione del tornio.
La ruota da vasaio ed il tornio fecero la loro prima comparsa nell’area medio-orientale tra la fine del V e la seconda metà del IV millennio a.C., per poi diffondersi nelle regioni confinanti e nella penisola balcanica. In Italia tale tecnica di modellare il vasellame, è introdotta relativamente tardi, tra VIII e VI sec. a.C., sebbene già dall’età del Bronzo medio nelle regioni meridionali fossero presenti artigiani Egei che con il loro bagaglio tecnicoculturale introdussero produzioni ceramiche tecnologicamente innovative, come ad esempio la ceramica tornita da mensa e da magazzino. Così come il tornio, anche l’impiego di diversi metodi di cottura innovativi e di altri accorgimenti tecnici, come l’utilizzo di una materia prima particolarmente depurata o l’impiego di determinati inclusi naturali e/o artificiali, ecc, hanno determinato un cambiamento nei livelli della tecnologia di produzione, passando da quella di tipo domestico (o familiare) a quella del laboratorio (o bottega) artigianale. Ma non solo. La sua diffusione ha anche determinato profondi cambiamenti a livello socio-economico, per quel che riguarda in primis la complessità sociale ed i traffici commerciali.
Di per sé la ricerca archeologica, grazie ad un’approfondita indagine del dato materiale, è in grado di documentare e di riconoscere le linee generali di tali cambiamenti, ma necessita allo stesso tempo di discipline mutuate dalle scienze naturali per definirne i caratteri nello specifico. In quest’ottica, l’applicazione di tecniche di analisi scientifiche allo studio della ceramica, ha avuto in Italia negli ultimi 30-40 anni un’importanza crescente nella determinazione delle datazioni assolute, nella definizione della provenienza, nella precisazione delle tecnologie produttive, nella conservazione e nella diagnostica.
Il presente volume si vuole quindi proporre come uno “strumento” propedeutico (passibile di miglioramenti e/o suggerimenti) di avvicinamento al mondo della tecnologia della ceramica, partendo da una panoramica sulla sua evoluzione durante il periodo in questione, passando attraverso l’esame della ricostruzione della sua sequenza operazionale, che la moderna ricerca archeologica spesso riconosce con non poche difficoltà ed arrivando infine ad esaminare le potenzialità che l’Archeornetria mette a disposizione per dipanare alcune di tali problematiche.
Indice volume
Prefazione
Introduzione
Storia degli studi [13-22]
La fase storico-artistica
La fase tipologica
La fase contestuale
La ceramica nella preistoria [23-44]
Le prime testimonianze: il caso del Vicino Oriente…
… dell’area Egea …
… e della penisola italiana
Il ciclo produttivo della ceramica [45-70]
Selezione ed approfondimento della materia prima
Preparazione della materia prima
Modellazione del manufatto
Essicazione
Cottura
Trattamenti post-cottura
L’organizzazione della produzione
Archeometria della ceramica [71-88]
Campionamento e campionatura
Metodi di datazione assoluta: la termoluminescenza e l’archeomagnetismo
Analisi di caratterizzazione dei reperti ceramici
Prospettiva della ricerca [89-90]
Glossario
Riferimenti bibliografici
Referenze fotografiche